Il Ruolo politico del Volontariato a tutela e difesa delle fasce deboli
Riportiamo integralmente il documento elaborato nell'ambito di un seminario di ricerca sul tema “Ruolo politico del volontariato”; organizzato dalla Fondazione Zancan, in collaborazione con la Caritas italiana e la Fondazione italiana per il volontariato, svolto a Sacrofano (Roma) dal 25 al 27 febbraio 1992.
Condividiamo le linee portanti del documento, ma rileviamo che l'azione del volontariato, per essere efficace, deve rivolgersi non solo ai contenuti culturali, ma comprendere anche - ove necessario - iniziative vertenziali nei confronti delle istituzioni pubbliche e private che non rispettano le esigenze ed i diritti dell'utenza, in particolare dei soggetti non in grado di autodifendersi.
Anche e soprattutto quando si avviano vertenze, vi è la possibilità di verificare quali siano le concrete possibilità di collegamento fra le diverse componenti del terzo sistema e con le altre forze sociali e culturali disponibili al cambiamento: troppo spesso vi sono gruppi che dalle parole (che non contano) non passano ai fatti (che dimostrano veramente quali sono le posizioni reali).
Inoltre, anche per evitare che i problemi siano affrontati solo sotto il profilo delle enunciazioni di principio, occorre che i gruppi di volontariato provvedano alla tutela dei casi individuali di modo che le persone possano vedere soddisfatte con immediatezza le loro urgenti e indilazionabili necessità.
A) CRITERI E FONDAMENTI PER UN RUOLO POLITICO DEL VOLONTARIATO
L'identità del volontariato sociale e solidaristico si definisce a partire dall'esperienza, dalla pratica e dall'assunzione di responsabilità personali e di gruppo verso bisogni sociali e verso beni e valori che riguardano il modo di essere stesso della società e la definizione del bene comune.
Problematiche sociali del volontariato
La pratica quotidiana della solidarietà per lenire le sofferenze e i bisogni delle povertà estreme, degli emarginati e delle fasce deboli della società, porta il volontariato ad interrogarsi sulle cause della emarginazione, del disagio sociale e delle diseguaglianze comunque inaccettabili.
Nella concreta esperienza del volontariato, pur nel comune impegno di risposta alle situazioni di bisogno, si registra una pluralità di percorsi, di sensibilità e di culture.
Accanto a coloro che ritengono di limitare il proprio intervento ad alleviare la sofferenza o a dare risposte immediate, opera un secondo tipo di volontariato, che accompagna l'attività assistenziale con una lettura delle cause istituzionali e sociali, ma non ritiene sua competenza intervenire a livelli che esorbitano dal proprio ambito di azione.
Negli anni recenti è emerso un terzo tipo di volontariato che, oltre all'aiuto alla persona, considera proprio dovere esercitare una funzione critica e nel contempo intervenire sulle cause culturali, socio-economiche e istituzionali dei fenomeni di povertà e di emarginazione.
Quest'ultima modalità di essere e di agire ha portato il volontariato a maturare, acquisendo consapevolezza e sviluppando la prassi di un proprio ruolo politico.
L'esercizio di un ruolo politico risiede nel farsi carico dei problemi sociali e nell'assumersi responsabilità in ordine al loro superamento.
Questi modi diversi di essere del volontariato hanno tutti una qualche valenza politica, che può orientarsi, in modo consapevole o inconsapevole, nel senso della conservazione dell'ordine sociale esistente oppure nel senso della sua trasformazione.
Limitarsi ad un'azione di riparazione sociale di fatto significa, anche se involontariamente, conservare le cause e le condizioni di esistenza dei problemi.
Occorre superare una visione della politica come funzione esclusiva dei partiti e delle istituzioni e riconoscere che il farsi carico delle domande sociali, lo svolgere una funzione di controllo, di critica e di denuncia, assumere un ruolo di partecipazione attiva nella vita democratica, sviluppare una capacità autonoma di proposta e di progettualità sono tutte espressioni di gradi differenziati di esercizio di presenza politica.
Ruolo politico del volontariato
L'esperienza più recente del volontariato indica che un esercizio della solidarietà, storicamente efficace, esige una scelta preferenziale verso le fasce deboli della società e verso gli interessi esclusi.
Questa scelta, lungi dall'essere particolaristica, esprime una visione generale della società.
Essa è l'unica che consente di elaborare una progettualità sociale che non produca esclusione o comunque livelli di disuguaglianza incompatibili con l'eguale dignità delle persone e i comuni diritti di cittadinanza e di partecipazione.
In questa prospettiva si colloca oggi la specificità del ruolo politico del volontariato. Riportare al centro dell'attenzione politica e sociale la realtà dell'emarginazione equivale oggi a riproporre e ridefinire la questione del bene comune; inteso come bene di tutti e di ciascuno.
Esso può realizzarsi solo nella piena condivisione dei destini individuali e collettivi, mediante l'apporto responsabile e irrinunciabile di ogni persona e delle diverse componenti sociali.
Per realizzare questo obiettivo occorre modificare l'ordine delle priorità dello sviluppo, attraverso una gerarchizzazione delle realizzazioni che pongano al primo posto la dimensione sociale e che rendano lo sviluppo economico funzionale al conseguimento del bene comune.
Anche dal dibattito in corso sulle riforme istituzionali, è possibile rilevare che il sistema democratico della rappresentanza rischia di dar voce solo agli interessi forti e rischia di non porre la centralità della questione sociale e delle politiche sociali, sia a livello nazionale che europeo.
Di queste istanze il volontariato deve farsi coscienza critica e forza di denuncia, acquisendo autonoma capacità propositiva.
È necessario allora che il volontariato non si limiti alla sola realizzazione di servizi, ma nel contempo sappia anche rielaborare culturalmente la propria esperienza in funzione di un interesse generale.
Autoverifica, riflessione, interpretazione dei fenomeni e degli avvenimenti consentono al volontariato di dare un contributo originale per il cambiamento sociale.
La centralità del bene comune
L'obiettivo del bene comune, da perseguire attraverso la centralità delle politiche sociali, esige il cambiamento dei comportamenti, dei rapporti sociali e la crescita di processi di solidarietà e di reciproca responsabilizzazione nel quotidiano.
È indispensabile che si definisca un modello più avanzato di politica sociale, basato sull'integrazione reale ed operativa del pubblico e del privato, che contrasti l'attuale rischio di abbandono da parte del pubblico di funzioni indispensabili, come la garanzia dei-diritti, la programmazione, la valutazione degli interventi. Per questo è necessario sostenere lo sviluppo di un modello integrato di politica sociale, fondato sull'intervento solidale delle diverse componenti della società e fondato sull'individuazione di soglie minimali di protezione sociale, che vanno comunque garantite a tutti i cittadini.
Su questo piano, il volontariato che voglia essere forza di cambiamento, deve saper esercitare un ruolo politico, proponendosi come uno dei soggetti esemplari di nuova cittadinanza solidale e sviluppando un ruolo di coscienza critica e di promozione democratica.
Di conseguenza esso si fa carico del dovere di contribuire alla definizione del bene comune e quindi alla sua traduzione in progetto politico.
In questa sua azione partecipa all'opera di fondazione e diffusione dei valori di cittadinanza solidale, che è la sola base possibile di una società nella quale le necessità e i diritti delle fasce più deboli non vengano emarginati.
Volontariato e cultura della mondialità
Lo studio e la ricerca delle cause dell'emarginazione non può prescindere, anche per il volontariato italiano, da una presa di coscienza aperta alla situazione internazionale.
Ciò con particolare riguardo alle problematiche nord-sud, poiché i meccanismi di riproduzione della povertà sono gli stessi a livello interno ed internazionale.
Gli immigrati del terzo mondo, che rappresentano in Italia una delle fasce di più grave disagio, costituiscono una espressione emblematica della interdipendenza tra povertà locali e meccanismi che producono povertà ed emarginazione su scala internazionale.
Questa constatazione comporta, a livello operativo, un più stretto collegamento fra volontariato nazionale e volontariato internazionale e un comune impegno a creare nella società una cultura della mondialità, che richiede disponibilità a modificare i propri stili di vita, soprattutto nei paesi ricchi.
La proposta politica del volontariato deve quindi assumere responsabilmente il problema della povertà a livello mondiale, esercitando una costante pressione sulle istituzioni e sulle forze economiche.
B) COMPITI PER UNA PROPOSTA POLITICA
Anche alla luce della recente legislazione (142/90 sulle autonomie locali, 241/90 sul procedimento amministrativo, 266/91 legge quadro sul volontariato) si vede la necessità di superare una persistente concezione di separazione fra pubblico e privato.
Questa contrapposizione ha bloccato il ruolo autonomo e positivo delle numerose forme intermedie di partecipazione sociale, necessarie a garantire articolazione vitale e pluralista alla società civile e ad arrestare la funzione del volontariato nei riguardi dell'istituzione.
I numerosi gruppi intermedi che compongono il terzo sistema sono stati così, a seconda dei casi e delle ideologie dominanti, ridotti ad una dimensione privata di tipo individualistico o assorbiti nelle logiche dell'intervento statuale.
Molti dei problemi attuali nascono in particolare da una mancata chiarezza, presente anche nella recente normativa socio-sanitaria, sulla differenza tra funzione e servizio. La funzione istituzionale non può essere delegata, pena il venir meno delle ragioni istituzionali di chi ne è titolare. Il servizio può essere delegato, quando questo risulti vantaggioso per il bene comune. Spesso tuttavia, si assiste a deleghe improprie in cui, la gestione del servizio viene confusa con l'esercizio della funzione, con conseguenti cadute nell'esercizio delle responsabilità, nell'impegno di indirizzo e controllo, nella mancata valutazione dei risultati.
Tenendo conto di queste contraddizioni, si possono individuare diversi modi dì presenza e di azione politica del volontariato.
a) Pur promuovendo e sviluppando ruoli diversi e collocandosi a diversi livelli della società, tutti i volontariati devono gradualmente acquisire una propensione politica al cambiamento della società.
Il volontariato, conscio del proprio ruolo di minoranza attiva, deve tendere a facilitare il collegamento anzitutto fra le diverse componenti del terzo sistema e con le altre forze sociali e culturali disponibili al mutamento.
Ciò risulterà tanto più facile se sarà capace di riportare l'attenzione e l'operatività su concreti problemi sociali e su forme di povertà e di emarginazione che interpellano tutti, offrendo opportunità e strumenti di collegamento e di coordinamento per affrontarli a livello politico.
b) La funzione politica del volontariato si realizza anche nella valutazione dell'impatto sociale della legislazione e nella proposta di nuove norme a tutela dei diritti sociali di tutti i cittadini, in specie di quelli più deboli.
Vi è poi un ulteriore importante campo di azione del volontariato, che assume un significato politico nel rendere effettiva la fruibilità dei diritti.
In concreto ciò significa svolgere un'azione di sostegno e attiva collaborazione nei confronti di coloro che per la loro situazione di debolezza non sono in grado di esercitare i propri diritti in modo autonomo.
c) Un altro importante contributo politico del volontariato sta nello stimolare, promuovere e sostenere forme di auto-organizzazione dei soggetti deboli, rendendoli così protagonisti di azione politica, ai fini del riconoscimento dei loro diritti.
d) È indispensabile che il volontariato sviluppi una capacità di agire a diversi livelli (locale-regionale-nazionale-internazionale), dando priorità alla realizzazione di micro-esperienze, che vedano la gente protagonista, a livello locale, dell'azione di cambiamento.
e) Per la realizzazione di questo progetto politico è indispensabile che il volontariato si coinvolga in una più larga area di consensi e sia attivamente disponibile al dialogo, allo scambio e al confronto.