Quale sviluppo per Ittiri ? In che modo risvegliare la capacità di intraprendere dei nostri Artigiani, Commercianti, Agricoltori & Pastori, la Piccola e Media Impresa ?

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Il dato statistico regionale relativo al mondo imprenditoriale Sardo ci presenta una situazione davvero drastica. Ogni giorno muoiono circa 27 imprese. Negli ultimi cinque anni hanno dovuto chiudere le loro serrande ben 3.200 imprese artigiane che hanno mandato a casa circa 6 mila padri di famiglia. Tutto questo ha determinato un aggravamento ulteriore per le già esigue casse comunali per la parte inerente l' attività e gli interventi dei servizi sociali. E' quanto scrive l' Unione Sarda del 28 gennaio 2013.“Nel solo 2012 il saldo negativo delle imprese è di circa 2.000 aziende, 1.045nell'artigianato, 652 nel commercio e 274negli alloggi e ristorazione. I consumi crollano del 13,3% (-3.500 euro l'anno), più del doppio rispetto al resto della Penisola, e la disoccupazione sale al 13,5% mentre la pubblica amministrazione, anzichè agevolare le imprese, rappresenta un ulteriore "macigno". E' questa la "drammatica" situazione delle piccole imprese - con meno di 20 addetti, che nell'Isola rappresentano il 98,5% del totale e impegnano 275.000 addetti (il 73,5% degli occupati del settore privato) - fotografata da Rete imprese Italia composta da Cna Sardegna, Confartigianato Imprese Sardegna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti.”

Questa pestilenza economica, causata dalle mancate e volutamente deboli politiche di difesa e tutela delle piccolissime attività artigianali, e generata dalla totale assenza di atti programmatori e di attuazione di misure adeguate per un effettivo rilancio della piccola imprenditoria, alla quale si è sommato il continuo depredare le casse da parte di una politica invasiva e “pigliatutto”, e gli episodi ultimi che hanno coinvolto il Monte dei Paschi di Siena ne sono una riprova, hanno dato corso al continuo impoverimento delle aziende. Questa caratteristica nazionale e regionale non ha risparmiato le realtà localiste. In particolar modo quelle piccole e microscopiche realtà artigianali che, è il caso della città di Ittiri, hanno fatto grande le comunità dove sono nate e che si sono sviluppate in sintonia ed a fianco della propria città, mano nella mano.

Ed è proprio del caso di Ittiri che vogliamo parlare oggi. Delle imprese e delle attività produttive ittiresi, dall' agroalimentare alla piccola industria, dal commercio all' edilizia un tempo ormai troppo lontano fiore all' occhiello della nostra città. Vogliamo parlare non solo della incapacità, sommata è bene dirlo anche alla impossibilità legislativa ad agire e dare respiro, della nostra amministrazione pubblica rivelatasi sino ad oggi impotente e priva di idee di rilancio, di difesa, di valorizzazione, di stimolo, di coinvolgimento pieno e di critico pungolo per le nostre piccole realtà artigianali, al fine di ricercare tutte quelle forme di piena tutela di tutte le attività produttive presenti ad Ittiri. Siamo convinti che molti degli stessi piccoli imprenditori ed artigiani non condivideranno quanto andiamo scrivendo perchè vedono il problema da un' altra angolazione, forse troppo “ideologica” e che ha come unica valvola di sfogo l' imprecare contro qualcun' altro, responsabile di tutti i mali dell' Italia, al quale addossare le colpe.

Abbiamo riletto il programma elettorale che ha portato alla vittoria piena la lista del Sindaco Dott. Antonio Luigi Orani, e abbiamo ammirato quelle bellissime e pompose frasi ad effetto ed affermazioni di intenti : “La coalizione di centro sinistra, costituita da Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro e Sinistra Unita, che si presenta a questa competizione elettorale con il nome di Unione Democratica per Ittiri, vuole rappresentare l’alternativa possibile e credibile a livello locale al declino della politica..... Siamo convinti che attraverso la realizzazione di questo progetto potremo dare al cittadino ciò che si aspetta da un’amministrazione: credibilità, solidità, trasparenza e onestà...affiancare forze giovani in grado di proporre e impersonificare nuove idee e progetti innovativi ed in grado di raccogliere l’eredità politico-amministrativa sin qui maturata e di portarla avanti nel futuro......Vogliamo caratterizzarci anche per il metodo di lavoro che intendiamo adottare: attraverso ildialogo costante con la gente, con i partitiche ne rappresentano le istanze fondamentali e con le formazioni sociali e produttive della città; così da favorire la ricerca delle soluzioni migliori e più condivise, mettendo al centro dell’azione politico-amministrativa i bisogni delle persone, operando con spirito di servizio nell’esclusivo interesse della comunità.”

Naturalmente niente di tutto questo è stato fatto. Anzi è stato fatto ma hanno “selezionato” loro gli interlocutori con i quali “confrontarsi”.

Lo sappiamo, è solo un programma elettorale, utile per incassare voti e per arrivare per primi, cosa che è puntualmente successa e che accade ad Ittiri ormai, a parte qualche parentesi di colorazione diversa, da una sessantina d' anni, ma è un dato storico e sociale – anche politico intendiamoci – che non è da trascurare nè da dimenticare. Ed è anche un fatto “normale” che durante una competizione elettorale qualche frase ad effetto possa scappare ai protagonisti in lizza. Ci stà bene tutto, sono cose che “si fanno”, quello che però più rattrista è la totale assenza, in questo particolarissimo momento di grave crisi, dalla discussione generale su Ittiri e sul suo futuro degli attori principali della nostra piccola ma efficiente economia locale.

Mi riferisco agli artigiani, imprenditori, commercianti, gli esercenti di qualsiasi attività, i produttori dell' agroalimentare, le imprese a conduzione familiare, le piccole e medie industrie e tutte quelle attività produttive di beni che da sempre hanno sostenuto, e potranno sostenere ancora, l' economia ittirese. Di tutte queste realtà non si vede traccia, non si sente né si legge nulla, non ci è dato sapere quali esigenze abbiano, come intendano modificare il loro destino e con esso anche quello economico della nostra città.

Eppure all'impresa, di qualsiasi tipo essa sia, è stata sempre riconosciuta ad Ittiri una particolare ed importante centralità nell'ambito di quel pur semplice ma necessario sistema economico e produttivo locale. L'impresa e tutto il mondo economico e commerciale ittirese è stato sempre un valido strumento di raccordo e di intesa positiva tra capitale e lavoro e quindi come tale, una componente essenziale del tessuto sociale quale fonte e strumento di reddito e di ricchezza sia per l'imprenditore che per i lavoratori. Tutto questo determinava, correggeteci se sbagliamo, il coinvolgimento di una pluralità di interessi che erano e sono meritevoli di tutela : il lavoro, la concorrenza, i servizi essenziali, gli equilibri economici della nostra piccola comunità locale che possono favorirne lo sviluppo ed il benessere generale. Non vogliamo essere allarmistici o menagrami come i corvi neri ma ci permettiamo di denunciare il profondo disagio in cui versano le famiglie di Ittiri, comprese le imprese e crediamo sia utile segnalare ai nostri distrattissimi amministratori l' esigenza che, se non giungono tempestivi segnali di attenzione e di politiche di affidabilità e rilancio, è forte il rischio che la situazione possa degenerare e possa entrare in crisi la stessa coesione sociale. Molti ritengono che occorre recuperare il valore culturale e sociale dell’impresa, delle sue peculiarità e funzioni, anche se di piccole e piccolissime dimensioni, perchè sono strumenti fondamentali per generare opportunità di occupazione, di creazione di ricchezza e di sviluppo.

Ed Ittiri ha necessità urgente di sviluppo. A quando un vero convegno sull' impresa, sulle proposte di rilancio, sulle politiche da applicare nel prossimo futuro per uscire da questo pantano economico, per discutere sul suo ruolo fondamentale nella crescita della nostra città.

Basta solo la “Piazza Prendas” - ottima e positiva finestra sul mondo dell' agroalimentare, sul turismo, sulla promozione dei prodotti nostrani - e qualche festicciola per dimostrare tutta la intraprendenza ed iniziativa dell' ittirese ? Crediamo ci voglia ben altro. E spetta ai diretti interessati disegnarsi il futuro e programmare tutte quelle azioni orientate a creare ricchezza, lavoro, benessere.

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A
<br /> Allora, per prima cosa sono d'accordo col sig. Arturo Farinelli per il fatto che<br /> quasi tutti stanno al bar a dire, dalla mattina, che c'è crisi e che non c'è niente che si muove; mentre invece io sono abituato ad andare al mio laboratorio e se la crisi non mi fa' arrivare un<br /> cliente , almeno aspetto che qualcuno arrivi. Per quanto riguarda il rilancio e' difficile se si pensa che bisogna essere amici del presidente del gal<br /> coros o essere nelle grazie del sindaco per avere una macchia di micro zona artigianale che aspetto ormai da quattro legislature. Quando al comando della citta' di ittiri c'era un certo sindaco<br /> fiori il quale ha creato zone artigianali assurde senza capo ne coda ai suoi prediletti. La difesa del mio lavoro e' quella che io faccio dal 1991 ; senza tanti risultati; visto che sono un pesce<br /> piccolo del quale a nessuno interessa che soppravviva la mia azienda come a nessuno e' interessato che sopravvivesse mio fratello.devo far presente che la mia azienda e' sita in una zona<br /> bellissima e ordinata ed in un punto strategico ; oltre che all'inizio della zona artigianale; dunque dal 1991 e' assurdo sentirsi dire che potrebbe passare zona artigianale solo insieme a ditte<br /> nate 2 anni fa'.per chiudere ; ribadisco che e' assurdo fare una delibera per passare negozi della zona artigianale in case abitative anziche' pensare a dare un bonus o un aiuto concreto in senso<br /> di documentazione neccessaria a chi vuol creare una nuova attivita';( negozio artigianale o piccola officina riparazioni )magari utilizzando le tante case disabitate e non usarle solo per vetrine<br /> per prendas!!!<br />
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M
<br /> Salve a tutti, finalmente un argomento che fa ritornare la voglia di scrivere.  Riallacciandomi a quel dato statistico allarmante, citato nel post di<br /> apertura,  considero che il problema meriti di essere indagato e analizzato, prima di tutto, in un ottica antropologica/sociale/culturale piuttosto che politica. Certamente  la politica<br /> ha le sue responsabilità, come si è detto, sotto l’aspetto della mancanza di programmazione e soprattutto di idee, ma è pur vero che un Sindaco o Assessore, piuttosto che un amministratore<br /> provinciale o regionale non possono certamente e in nessun modo, cambiare la mentalità disgregativa e individualistica responsabile, secondo il mio punto di vista, dello sfascio dell’economia<br /> locale. Di sicuro non possono farlo poiché l’individualismo disgregativo è anche alla base del deterioramento della politica a partire da quella nazionale fino ad arrivare ai paesini, ma questo è<br /> un altro discorso…  Non voglio entrare nel merito della realtà dei piccoli commercianti e artigiani, volevo fare giusto qualche osservazione nell’ambito dell’economia agricola, unicamente<br /> per un fatto di esperienza e formazione personale. <br /> <br /> <br /> Basterebbe fare una gita in qualsiasi zona del centro-nord Italia, con una semplice osservazione del paesaggio rurale, per scoprire una realtà diametralmente<br /> opposta a quella sarda. Se in quelle regioni si è cercato di salvaguardare il più possibile il patrimonio aziendale nel suo insieme, con tutte le sue potenzialità, al contrario da noi non si<br /> riesce ad arrestare il fenomeno che negli anni e nel passaggio dal padre ai figli ha determinato il frazionamento selvaggio e indiscriminato delle aziende. La visione, purtroppo sbagliatissima,<br /> delle nostre vecchie generazioni  di dividere per lasciare ai figli “ad ognunu su bicculu sou” si dimostra oggi assolutamente fallimentare al cospetto di quelle realtà summenzionate ove,<br /> oltre tutto, si è fatto dell’aggregazione produttiva e commerciale, in senso cooperativistico, il vero cavallo di battaglia. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti… Da noi, in particolare nei<br /> dintorni di Sassari, si assiste alla devastazione dell’agro sia dal punto di vista economico che ambientale. Guerre familiari per strappare un fazzoletto di terreno al fratello per costruirsi la<br /> casetta adibita gli spuntini del fine settimana. Conseguente proliferamento di recinzioni e fabbricati che sono un vero pugno nell’occhio. Un patrimonio di uliveti secolari in stato di semi<br /> abbandono o gestiti in maniera approssimativa, poco professionale e antieconomica da hobbisti o persone che spesso svolgono altri lavori. Nei paesi va un pochino meglio, almeno dal punto di vista<br /> ambientale non si vedono certi scempi, ma se parliamo dell’economia agricola c’è veramente da mettersi a piangere,  senza stupirsi più di tanto per i dati relativi alla moria delle aziende<br /> di cui sopra. Nel caso specifico, il frazionamento delle aziende agricole familiari, ha determinato la suddivisione di una potenziale forza in tante piccole “debolezze” destinate inesorabilmente<br /> ad estinguesri…. In altre realtà agricole la salvaguardia del patrimonio dell'azienda e di tutti i suoi potenziali punti di forza è sacro, laddove ogni erede contribuisce per la sua quota,<br /> direttamente o indirettamente ma con il solo obiettivo di organizzare al meglio i fattori produttivi e ricavare il più possibile in termini di tornaconto. Su questo ci si può anche discutere, non<br /> è che sia un sistema che esclude dispute e litigi tra i familiari, ma perlomeno se l'azienda è unica tutti alla fine hanno l'obiettivo comune di ottenere un ricavo economico personale<br /> soddisfacente, potendo contare sulle potenzialità che l'azienda ha e che invece non avrebbe se fosse frazionata. Dal punto di vista politico potranno anche esistere una moltitudine di ricette per<br /> far ripartire l'economia delle piccole e piccolissime realtà agricole (ma anche commerciali e artigianali), è giustissimo puntare alla valorizzazione delle produzioni e al riconoscimento dei<br /> marchi di qualità legati al territorio.... Tutte ottime proposte, anche se a mio parere, è  indispensabile, nonché imprescindibile, un vero cambiamento di mentalità, in senso aggregativo e<br /> cooperativistico, per far in modo che tali ricette possano essere veramente efficaci. Su questa direzione si dovrebbe discutere e lavorare.<br /> <br /> <br /> Grazie, a presto.<br />
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T
<br /> <br /> Caro Mario come puoi notare nessuno degli "addetti ai lavori", gli artigiani, i commercianti, gli esercenti, i liberi professionisti, i piccoli e medi "industriali", insomma quelli che hanno la<br /> titolarità ad esprimere una propria opinione e ricetta, nessuno di queste "parti interessate" si sogna di aprire la propria mente e contribuire a cercare, tutti insieme, una soluzione che sia<br /> utile alla nostra comunità. E questo fatto la dice lunga sulla cosiddetta "mancata azione propositiva" da parte dgli amministratori che, dobbiamo ammetterlo per onore della verità, non hanno<br /> proprio alcuna responsabilità sulla crisi che si è abbattuta sulle nostre più importanti categorie produttive. Tu dici che la politica locale ha la responsabilità nella totale assenza di<br /> "Programmazione e ricchezza di idee". Potrei concordare, ma con una classe imprenditoriale totalmente fusa, autoreferenziale, fine solo a se stessa e a incassare solo quei due soldi, ferma ancora<br /> alla cura esclusiva del "proprio giardino" e non invece alla valorizzazione complessiva di una comunità, la politica si arroga il diritto di "fregarsene altamente". Lo fanno i diretti<br /> interessati, immaginiamoci gli amministratori che ringraziano così non gli "rompono le palle", in senso figurato. Ed hai proprio ragione quando sostieni che è necessario cambiare la "mentalità<br /> disgregativa e individualistica" dell' ittirese che è poi la causa principale (ma questo loro lo sapranno ?) dello "sfascio dell' economia locale".<br /> <br /> <br /> Ma lo scopo di questa discussione, di questo confronto (totalmente fallito per la colpevole assenza dal dibattito proprio delle parti interessate che evidentemente non si "abbassano" a discorsi<br /> così futili ed inutili...) era ed è proprio questo. Favorire uno scambio di idee tra tutte le categorie produttive di Ittiri per cercare di trovare una soluzione non solo per arginare la crisi<br /> attuale ma per programmare il futuro. Noi, da semplicissimi osservatori, ne prendiamo atto. Il nostro "dovere", quello cioè di provocare Discussione&Confronto, l' abbiamo già fatto. Alla<br /> città trarne le dovute considerazioni.<br /> <br /> <br /> Organizzaranno una festa ?<br /> <br /> <br /> <br />
G
<br /> Cari signori, gli artigiani di Ittiri e con essi tutti coloro che hanno scelto di investire i loro soldi in attività artigianali e di eccellenza, specialmente in agricoltura prima con la<br /> produzione e successivamente con il commercio della propria qualità sono da ammirare e sono e siamo tanti. Il vero problema non è tanto la difficoltà ad affermare il proprio prodotto oltre i<br /> confini della nostra città, il problema è proprio la nostra città ! Mi spiego, i nostri concittadini acquistano certamente i nostri prodotti ma sono in netta minoranza perchè preferiscono la<br /> grande distribuzione a scapito della qualità. Molte volte a noi i rodotti ci avanzano (ad esempio il caso dei carciofi, dei meloni e angurie nel periodo ed altre produzioni  ascadenza<br /> naturale) e siamo costretti alcuni periodi ad alienarli. Quì dovrebbe scattare la politica della nostra città, che ha sempre dimostrato indifferenza e lontananza dal problema, che avrebbe tutto<br /> l' interesse a tutelare da una parte il prodotto e dall' altra il cittadino consentendogli di godere della genuinità del prodotto locale a prezzi contenuti. I modi ed i metodi dovranno e potranno<br /> essere studiati da tutti noi, insieme al comune garantendo così una dispersione di prodotti e di ricchezza mancata. Non sono un economista ma credo ci siano altri casi similari che inducono molti<br /> produttori a limitare l' attività produttiva perchè sanno già che il mercato interno non collabora e quello esterno, nell' ambito anche del COROS come ha giustamente richiamato Vincenzo, non è<br /> abbastanza sensibilizzato nè unito. E' chiaro che se devo limitare le produzioni devo anche diminiuire l' occupazione , anzichè chiamare tre o quattro stagionali ne assumo solo 2 massimo tre solo<br /> per il periodo della raccolta che dura un tempo brevissimo. Quindi credo che una politica attiva da parte del comune debba essere sollecitata. Non so chi sia l' assessore ma è tempo che si dia<br /> davvero una mossa.<br />
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A
<br /> Chiedo scusa a Vincenzo Casiddu e agli altri che firmano i loro interventi ma devo mantenere l' anonimato. Non perchè voglia nascondermi ma perchè conosco il modo di fare di alcuni elementi e al<br /> momento ritengo non sia opportuno farmi conoscere. Totoi sa chi sono e può testimoniarvelo. L' articolo rappresenta benissimo la realtà ittirese, è come aver scattato una fotografia che riprende<br /> e fissa su pellicola una situazione davvero grave. Noi piccoli artigiani e operatori nell' edilizia insieme a tutte le altre imprese che intorno alle costruzioni fondano i loro lavoro (idraulici,<br /> termoidraulici, falegnami ecc.ecc.) siamo ormai allo stremo delle forze. Siamo costretti a firmare commesse capestro, contratti di lavoro che a malapena ci consentono di pagare i nostri operai,<br /> almeno quelli che siamo stati costretti a lasciare in azienda (ho dovuto licenziare anche mio fratello l' altra settimana). Siamo alla disperazione totale, le banche richiedono di rientrare negli<br /> scoperti di fido, i fornitori ti bussano la porta ognis era perchè vogliono i pagamenti della merce usata, le assicurazioni degli automezzi bisogna pagarli, le tasse è necessario saldarle<br /> altrimenti ti perseguitano e ti sequestrano quanto hai fatto negli ultimi 20 anni di attività, a casa i bambini devono avere tutte le cose per la scuola, per l' asilo. Insomma i soldi non bastano<br /> più e senza lavoro tutto quello che si era riusciti a mettere da parte, con l' intenzione di fare futuri investimenti e cambio attrezzature, se ne stanno andando. Nessuno pare voglia fare nulla.<br /> Se la situazione continua siamo destinati alla piena rovina. Il comune non ci da risposte, non ci propone alternative o politiche di contenimento e di rilancio. Ha ragione da vendere Vincenzo<br /> quando dice che il comune deve dare ancora delle risposte. Io insieme ad altri colelghi non sono stato mai convocato per essere ascoltato. Chiamano sempre il loro amici quelli che magari sono<br /> iscritti ai sindacati o alle associazioni a loro vicine. Di cantieri comunali neanche l' ombra e non c'è neanche programmazione futura. Cosa aspettano ? Che andiamo ai servizi sociali a chiedere<br /> l' elemosina ? Noi siamo abituati a lavorare, non a chiedere aiuti ! Molti di noi stanno per perdere la casa che è stata pignorata. Non c'è neanche una associazione che possa garantire per tutti<br /> noi nei confronti delle banche per avere del credito che può fare in modo che alcune case e attrezzature vengano salvate. Le divisioni e le gelosie tra di noi ci sono sempre state ma adesso è il<br /> momento di stare tutti uniti e difenderci uno con l' altro. Grazie totoi per quello che scrivi, almeno qualcuno parla di noi e del nostro dramma. Scusate tanto.<br />
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P
<br /> Sono un disoccupato, ho prestato la mia opera con artigiani di Ittiri nell' edilizia e poi in campagna. Mi sono reso conto che anche l' impresa è fortemente in crisi e non ci sono commesse,<br /> appalti e quanto possa essere utile a dare  quelle boccate di ossigeno che sono vitali per tirare avanti. Ad Ittiri non si costruisce più come un tempo perchè non ci sono più soldi, sono<br /> aumentati i protesti, i pignoramenti, le segnalazioni nelle banche dati dei cosiddetti cattivi pagatori, le banche non danno più soldi. Tutto è fermo. Il Comune non ha una politica di sostegno<br /> valida, si fa degli sforzi con i servizi sociali ma si limita a far lavorare per pochissimi mesi l' anno, saltando di mese in mese, vanificando quanto un lavoratore guadagna, una miseria, perchè<br /> con quelle cifre non si riesce a pagare neanche una bolletta. Fortunatamente riusciamo ad alimentarci grazie alle associazioni che distribuiscono il cibo. Ma che cosa si stà facendo nel concreto<br /> ? Una cosa volevo dire, l' apertura delle strade in basolato per l' impianto a gas potevano farlo le nostre imprese ? Perchè è stato affidato ad altri ? Le ditte dell' edilizia cosa aspettano a<br /> scendere in piazza e manoifestare tutto il loro disappunto ? Chi li blocca ?<br /> <br /> <br /> Ha ragione Casiddu, le imprese stesse sono divise, come la politica, ecco perchè non si potrà mai migliorare ad Ittiri. Scusatemi lo sfogo.<br />
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A
<br /> <br /> Pietro, non devi scusarti con nessuno, il tuo sfogo liberatorio è la condizione reale in cui versano tantissimi nostri concittadini che si sono visti precipitare, a causa della mancanza di lavoro<br /> e di commesse per le nostre imprese, in situazioni a dir poco tragiche. Anche la campagna attraversa un brutto momento e la richiesta di manodopera, alla quale garantire tutti i diritti che la<br /> legge prevede, è calata di molto perchè non c'è la certezza del diritto contrattuale. Non per cattiva idea ma perchè non c'è più liquidità e le banche non sganciano più una lira se non hanno<br /> sufficienti garanzie (se sono immobiliari è meglio...). Sui lavori del basolato e l' affidamento ad imprese non ittiresi potranno risponderti meglio gli amministratori (credo però che facciano<br /> fatica ad imbracciare una penna o una tastiera..) ai quali passerò il tuo quesito. Coraggio, qualcosa dovrà pur cambiare nel prossimo futuro se si avrà la prontezza, la determinazione e la<br /> fantasia giusta !<br /> <br /> <br /> <br />
V
<br /> alcuni artigiani in collaborazione con la Confartigianato hanno cercato di  segnalare all'amministrazione comunale grave situazione delle imprese artigiane del nostro territorio chiedendo e<br /> suggerendo delle soluzioni (creazione di bandi di gara con tetti di spesa bassi ,per dare modo alle piccole imprese del territorio di poter partecipare, segnalare a tutti gli uffici comunali che<br /> abbiano rapporti con le imprese di dare suggerimenti per la risoluzione delle pratiche velocizzando le stesse , invece di dire non si può fare senza indicare conteporaneamente le soluzioni.<br /> Cercare di creare un marchio di qualità che identifichi l'artigiano con il territorio e per territorio intendo unione dei comuni COROS ) .L'Amministrazione si era impegnata a valutare queste<br /> richieste e a programmare un nuovo incontro con il nostro gruppo di artigiani  stiamo ancora aspettando. In quanto all'immobilità degli artigiani ,e vero non ci si muove non ci si ascolta si<br /> và ognuno per la sua strada non si fà sistema . <br />
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A
<br /> <br /> Concordiamo con Vincenzo sulla effettiva azione messa in campo, da parte di alcuni artigiani unitamente a Confartigianato, di sensibilizzare l' amministrazione comunale per avviare nuove<br /> politiche affinchè il tessuto produttivo potesse ri-decollare. E ci troviamo anche daccordo sulla necessità di dare vita nell' ambito del territorio del COROS, al quale afferiscono tantissimi<br /> comuni con le stesse caratteristiche produttive e di eccellenza, ad un "Marchio Unico di Qualità" ma credo che prima di fare tutto questo sia necessario, e Vincenzo lo ha accennato, guardarsi<br /> tutti in faccia e domandarsi che cosa si vuole fare. Domandarsi se sia ancora possibile che tutte le piccole realtà artigianali e semi-industriali possano andare avanti da sole, senza un supporto<br /> di coordinamento e di indirizzo che possa favorire il raggiungimento di obiettivi ben chiari e sopratutto condivisi da tutti. La diffidenza e l' immobilità degli artigiani, e di tutti gli altri<br /> attori del polmone economico di Ittiri, è dovuta alla insicurezza del domani, alla totale assenza del supporto fondamentale, sia in fase di gestione che di programmazione, da parte della<br /> Amministrazione Comunale attratta, ma è ormai anni che lo denunciamo, da altri interessi che non sono più quelli dell' economia e del benessere dei cittadini ma l' appagamento delle proprie<br /> ambizioni personali. Una città come Ittiri è priva di uffici di rappresentanza delle maggiori Organizzazioni Associative di Categoria, a partire dalla Confesercenti sino alle altre di minore<br /> importanza, che avrebbero potuto incanalare sulla giusta via le aspirazioni e le esigenze di tutti gli artigiani, commercianti, piccoli industriali, associazioni di servizi. Insomma si poteva, e<br /> credo si possa ancora, dare man forte per creare momenti e condizioni di operatività che possono consentire una maggiore coesione e tante opportunità di lavoro. Sono gli stessi protagonisti della<br /> nostra economia a dover pungolare l' Amministrazione indicando loro, visto che non ne sono capaci, quale sia la strada da battere evitando inutili quanto poco costruttivi piagnistei. Datevi da<br /> fare, riunitevi, vedetevi, brigate ma costruite. Così non si può più andare avanti. Ittiri stà rischiando il collasso economico e sociale. Sarà possibile, poco ce ne intendiamo, riscoprire e dare<br /> di nuovo corso alle zone della 167 consentendo un inizio di sviluppo coinvolgendo in questo le banche cittadine al fine di allentare i cordoni della borsa e facilitare l' accesso al credito, ai<br /> mutui e a quanto altro sia utile e possibile dare una spinta in avanti ? E' possibile studiare un metodo di recupero e di finanziamento di tutte le case disabitate e sfitte situate nei centri<br /> storici di Ittiri per consentire a chi non ha diritto all' accesso a credito di avere una casa ? Sono tutte cose da discutere, analizzare e alle quali trovare delle soluzioni creando lavoro senza<br /> trascurare l' aspetto sociale e di integrazione. <br /> <br /> <br /> <br />