La crisi del comparto Agroalimentare darà il colpo finale alla Sardegna ? Le tesi a favore del Briatorismo e del Billigatesismo sono fondate ? La regione dov'è ? La ricetta del Movimento Pastori Sardi.

Pubblicato il da Ittiri Notte

Vignetta dell' artista Franco Pisanu di Ittiri

Vignetta dell' artista Franco Pisanu di Ittiri

Ittiri, 24 aprile 2017.

Non si era mai vista, in questi ultimi vent' anni, una mobilitazione così capillare, sentita e partecipata dei Pastori Sardi i quali, grazie soprattutto alla determinazione ed al sacrificio personale di Felice Floris rappresentante e portavoce indiscusso del Movimento Pastori Sardi, si sono dati una struttura organizzativa ed una strategia di mobilitazione che dimostra, al pari dei vecchi partiti di massa del secolo scorso, una efficienza ed una capacità organizzativa da prima classe. I Pastori, si sa da secoli, così come tutti i lavoratori della Terra sono duri da convincere. La loro innata diffidenza, a volte giusta e motivata a causa delle colossali prese in giro collezionate nel corso dell' ultimo secolo, ha sempre reso diffcile il loro pieno coinvolgimento in difesa, non solo del loro lavoro quotidiano e delle loro aziende di radicate ed antiche matrici familiari, ma della loro particolarità e maestria nella produzione di prodotti di alta qualità, ricchi di sapori e genuinità inimitabili. E' una battaglia, quella di tutto il comparto agroalimentare e del Movimento Pastori Sardi, soprattutto culturale che pone al centro non più la ricerca del solito e collaudato "aiutino istituzionale" ma l' affermazione del diritto ad esistere, della possibilità di tramandarsi di generazione in generazione la "Cultura della Pastoralità Sarda", al mantenimento di tutte quelle caratteristiche, atti e azioni di un lavoro antico che pone al centro della sua attività il rispetto della Terra, del Bestiame, dell' Ambiente in generale. I Pastori Sardi sono anche consapevoli che con l’avvento e lo svilupparsi dell’industria casearia, che è andata di pari passo con lo svilupparsi ed il proliferare di una miriade di sigle sindacali che anziché unire hanno giocato a dividere indebolendone ulteriormente la forza contrattuale, hanno dovuto smettere di trasformare il latte per diventare dei semplici conferitori di latte agli industriali, non senza tensioni sul prezzo. Insomma da allevatore, produttore e commerciante il Pastore Sardo si riduce quasi esclusivamente a “mungitore”. Sulle sue capienti spalle gravano quindi solo gli aspetti passivi dell’allevamento, invece quelli dai quali può trarre guadagno, la trasformazione e la vendita, sono ormai controllati prevalentemente da altri. Questa condizione, forse inconsapevolmente e volutamente accettata, ingannati dal miraggio del “facile guadagno” degli anni ’70 , esporrà il Pastore Sardo a tutte quelle conseguenze che ogni crisi di mercato genera. E’ da considerare acqua passata ? Non credo. Questa situazione, incancrenitasi ulteriormente con l’ aggravarsi della crisi globale e con l’ avvento dell’ euro (che ha indebolito in modo irreversibile la capacità di risparmio delle famiglie) si è man mano trascinata sino ai giorni nostri. E’ sotto gli occhi di tutti la reale situazione dei Pastori Sardi ai quali il futuro, è una nostra ipotesi Cassandriana, riserverà altre amare sorprese. In questo contesto ha una valenza strategica la posizione e la piattaforma di rilancio proposta dal Movimento Pastori Sardi di Felice Floris che richiama alle proprie responsabilità ed alla unitarietà di intenti tutti i Pastori della Sardegna. “ Nel bilancio regionale – è scritto nel manifesto che invita tutti alle assemblee organizzative e di mobilitazione - non c’è un solo euro del comparto agropastorale, gli aiuti che riceviamo arrivano da U.E. e sempre da essa grazie alla pastorizia arrivano risorse anche per altri settori. L’ incapacità di certi trasformatori ha portato la pastorizia a perdere, in due anni, il 50% del suo reddito. Per sopravvivere a questo disastro i pastori devono mobilitarsi per obbligare la trasformazione a cambiare atteggiamento nei nostri confronti, e la politica a mettere a disposizione di questo importante settore risorse certe e immediate per impedire che i danno diventi irrimediabile. Il nostro bestiame ha necessità di essere alimentato e curato e in questa situazione non siamo in grado di farlo, poiché questo bestiame è patrimonio collettivo, chiediamo che l’ Assessore all’ agricoltura destini 1% del bilancio regionale per l’ acquisto di mangimi e medicinali per impedire che la pastorizia, con tutto il suo bagaglio sociale muoia.”

Domandiamo a tutti i nostri lettori : E' davvero necessario ricorrere alla applicazione della tecnica del Briatorismo e, per ultimo, del Billigatesismo per risolvere i problemi dei Pastori Sardi ? Dobbiamo e vogliamo sempre restare con l' anello al naso dimodochè ci sia sempre qualcuno che, tirando "su musciu", ci indichi la direzione da prendere ? 

 

 

 

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