I nostri Anziani, come tutelarli e come porli al centro di tutte le nostre azioni ?
Gli anziani: una centralità che si impone
Aprendo i lavori di un convegno, il Presidente della Comunità di Sant'Egidio, prof. Andrea Riccardi, ha sottolineato come la crescita del numero degli anziani si appresti a diventare fenomeno mondiale «Quale spazio ci sarà, in questo quadro di sovraffollamento della terza età, per l'anziano? Come evitare la violenza e l'abbandono che nascono in una realtà sociale inflazionata dagli anziani?» Interrogativi pressanti che «nascono - ha affermato Riccardi - nella solidarietà quotidiana delle Comunità Locali l'universo anziano».
Un universo oggetto «dell'impegno e del colloquio di operatori e volontari della comunità», un universo carico di domande e di problemi che ormai si «impongono per la loro obiettiva gravità e per la loro caratteristica fondante la moralità della convivenza sociale». La «condizione dell'anziano, infatti, è uno tra i principali indicatori della qualità e del tono etico di una società».
L'impegno, ormai di anni, della Comunità di Sant'Egidio nell'incontro con gli anziani si è, così, «voluto fare denuncia, riflessione pensosa, indagatrice, alla ricerca di cause, di nuove soluzioni, convinti che solo un rinnovamento culturale, in vario senso, può rimuovere la violenza e l'abbandono per gli anziani, dando loro il giusto spazio nella società di tutti».
L'eutanasia da abbandono
Lo spessore etico e civile connesso alla condizione di vita degli anziani è stato ampiamente sottolineato nell'intervento del Cardinal Martini che, prendendo le mosse da un articolo excursus sulla condizione del vecchio così come appare descritta nella Bibbia, condizione di grande dignità, «ben diversa da quella attuale», ha affermato che «come sull'accoglienza e la difesa della vita del nascituro e sull'ospitalità offerta agli stranieri, così anche sulla dignità della vita offerta agli anziani si misura il profilo etico della nostra società europea».
Invecchiare è difficile e «per invecchiare bene occorrono condizioni che non dipendono soltanto dal singolo... È indispensabile promuovere - secondo il Cardinale - un atteggiamento premuroso di adulti e di giovani nei confronti degli anziani». Ciò non avviene, anzi, largamente, nella consuetudine personale, nelle priorità sociali ed economiche, nella stessa azione della chiesa; sono i giovani, considerati il futuro, ad accentrare le maggiori attenzioni.
L'anziano «finisce così per essere un po' esule dalla sua casa, dalla sua famiglia, dalla sua stessa storia. Il caso estremo è quello degli anziani in istituto».
Invecchiare è difficile anche perché numerosi «sono i pesi non necessari che gravano oggi sulla condizione di chi è anziano e che provengono dall'assetto attuale della società, da comportamenti purtroppo comuni e che non incontrano sanzione sociale».
L'abbandono nei confronti degli anziani è una espressione di questi comportamenti comuni e tolleranti. Eppure «abbandonare un abbandonato è sempre un male, ma in un momento così difficile può essere una violenza».
«Essere abbandonati - infatti - vuol dire essere più facilmente preda della casualità, dell'ignoranza e talora anche della violenza istintiva e strutturale». Molti sono gli abusi di cui sono vittime anziani. «L'eutanasia non è che l'esito estremo di un atteggiamento troppo diffuso: non è un caso che da alcune parti si parli oggi di eutanasia da abbandono. Sedare gli anziani perché stiano buoni nel loro letto, colpirli, insultarli o ignorarli non prestando loro ascolto, costringerli, far mancare loro ciò che serve, non dare loro a sufficienza da bere o da mangiare, tutte queste cose drammatiche purtroppo accadono».
Facilmente davanti a questo, si risponde con un atteggiamento indifferente. Esistono invece - secondo Martini - precise responsabilità «che interrogano in modo particolare i cristiani. Penso a molti istituti direttamente gestiti dalla chiesa o altri ad essa collegati che devono mostrarsi all'altezza di un imperativo morale che impone il rispetto delle persone e delle norme vigenti nel paese. L'istituto, oggi, può ridurre anziché allargare la speranza di vita. Si deve, per questo, fare di tutto per curare a casa. La chiesa deve muoversi in questa direzione».
Davanti a questa realtà è necessario operare una scelta non violenta, che non può essere solo il rifiuto di una violenza attiva: «non violenza oggi è scegliere per un impegno quotidiano contro gli abusi subiti da altri». È necessario l'impegno di tutti, singoli e società, perché molto si potrebbe fare per «migliorare le condizioni di vita degli anziani prevenendo, curando e riabilitando. Di più si dovrebbe impegnare in questo la ricerca scientifica che spesso cerca altrove le sue priorità. È necessario un rinnovato interesse per la soluzione dei problemi relativi alla condizione di chi è anziano. È una domanda antica - ha concluso il cardinale - che si impone con forza alla attenzione di tutti».