Caro Floris ti dico....

Pubblicato il da Antonio Fadda

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Se le manifestazioni organizzate sino ad oggi, non solo dalla Coldiretti ma anche dal Movimento Pastori Sardi, hanno davvero un senso ed un obiettivo raggiungibile a difesa di qualcuno e di qualcosa credo sia necessario fare alcune riflessioni per capire se sino ad oggi sono state chieste cose impossibili da concedere e che non siano pericolosamente contrastanti con la realtà dei fatti.

Credo fermamente che se qui si inizia a chiedere l’ impossibile siamo di fronte ad una grande perdita di tempo, spreco di preziosa manodopera rubata alla terra, energie e risorse buttate al vento, rivendicazioni più che legittime che rischiano di essere banalizzate, vanificate e invalidate da posizioni che contrastano con la realtà dei fatti. A tutto questo si aggiunge l' enorme sacrificio sostenuto dalle tantissime famiglie che in questa giusta lotta ci credono fermamente e che possono vedere sfumare, a causa di due o tre punti inutili da sostenere o di un gioco di tiro al rialzo, le loro aspettative e speranze.

Si tratta, dal mio punto di vista nella mia esclusiva qualità di cittadino Sardo che osserva e che ritiene importante e fondamentale il continuo confronto costruttivo, di evidenziare il problema e di renderlo potenzialmente risolvibile. Invece, per contro, credo che le manifestazioni, i cortei, le false o strumentali attestazioni di solidarietà ai nostri Pastori da parte di Partiti, movimenti, aggregazioni, agglomerati,  studenti e disoccupati  dell’ ultim’ora, Sardi che ritengono di essere Sardi più degli altri, e tante altre realtà associative fittizie, nate sul momento, danno una strana sensazione: spingere i proponenti a formulare richieste che forse non potranno essere mai accolte !

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Credo invece che occorra essere realisti e vedere sin dove sia possibile fare qualcosa e dove invece si sia passato il limite della richiesta. Dovendo, per comprensibili motivi di spazio, rendere questa mia tesi semplice e comprensibile, mi pare che l’ impressione di tanti cittadini Sardi sia che la rivendicazione dei Pastori Sardi, più che giusta e sacrosanta, che appaiono divisi da sindacalismi diversi e da appartenenze  a movimenti antagonisti e alternativi tra loro, rientri nella sfera delle pretese impossibili, rendendo inutili le stesse manifestazioni che invece hanno un fondo di verità e motivo d’ essere. E allora credo che dobbiamo dircela tutta sino in fondo.

Alla Sarda come si suole affermare quando uno vuole dire pane al pane, vino al vino.

La devastante onda della crisi mondiale e della sua recessione è stata retta abbastanza bene dal nostro tessuto sociale e produttivo che, rispetto ad altri paesi e nazioni, ha assorbito bene il colpo. Certo non indenne da gravi danni tra i quali, in primis, la bruttissima crisi del settore agricolo, che nella nostra Isola è rappresentata in buona parte dalla pastorizia ed il cui territorio ha quelle eccellenza agroalimentari che danno all’ intero comparto un buon gettito economico. Si è abbattuta dunque  una crisi senza precedenti. La peggiore dal dopoguerra sino ad oggi.

Questa crisi ha investito maggiormente quelle piccole imprese agricole, perlopiù a conduzione familiare, che conducono pochi ettari di terreno e non più di 200 capi di bestiame. Per queste aziende-famiglie la loro stessa produzione di  quelle materie prime è diventato ormai insufficiente  e neanche più remunerativo. A questo si aggiunge la guerra infinita sul prezzo del latte il quale si può anche alzare, a discapito di qualcos’ altro, ma risulterà in ogni caso insufficiente a sostenere le spese di produzione, del reddito agricolo, a retribuire eventualmente la manodopera occorrente. Quando va bene queste aziende-famiglia raggiungono un decoroso livello di autosostentamento che viene comunque reso artificiale dagli aiuti pubblici. Aiuti che a causa di questa grave crisi si stanno diradando sempre di più. Come mai potranno essere difese e tutelate queste aziende-famiglia ? Le rivendicazioni e le piattaforme sino ad oggi presentate assolvono a questo immane e doveroso compito ? Su chi graverà tutta l’ operazione finanziaria occorrente ?

Ecco perché è più che mai necessario applicare la multufunzionalità alle piccole imprese familiari con un conseguente cambiamento attraverso una sorta di rivoluzione culturale, sociale ed economica. Io consiglierei di studiarsi bene il programma di sviluppo rurale 2007-2013 e la legge regionale n. 1/2010 inerente le “norme per la promozione della qualità dei prodotti della Sardegna, della concorrenza e della tutela ambientale….”

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Insomma basta con le solite rivendicazioni di “aiuti dall’ alto” che tanto “già paga Pantalone..”

Credo sia più che giusto  intanto, da parte del Governo Regionale, dare la possibilità di un ampio respiro per la ripresa futura e un maggiore impegno, da parte delle imprese agricole cosiddette aziende-famiglia, per entrare nel vivo della mentalità che vede una concreta rinascita dell’ agricoltura attraverso una sua reale integrazione con il turismo innescando quelle ricadute economiche da entrambi i settori che potranno in futuro migliorare e di molto, a beneficio delle generazioni  che verranno, l’ intero sistema economico Sardo.

Varrà la pena di valutare anche questo aspetto o ci si deve per forza di cose intestardirsi su una posizione che può certamente dare i suoi benefici adesso, o per una intera annata, ma poi ? Il prossimo futuro, alla prossima stagione agricola non saremmo di nuovo punto  e a capo ?

Ah, già, dimenticavo, torneranno in piazza a rivendicare le stesse identiche cose. All’ infinito….

Quando mai se ne uscirà ?

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