L' isolamento politico di Prato: La vertenza dei pastori è un pretesto per la resa dei conti in giunta o nel PDL ?
Alcuni sembrano delle vecchie zie, zitelle di professione e crèdo, che ragionano sul niente e si atteggiano a professoroni dell' alta politica regionale. Per una poltrona.
Questa volta a darsele di santa ragione non sono più i Rossi e i Neri, i Don Pepponisti ed i Camilliani, sa carrela de sa funtana noa contra santu Juanne, sinistra e destra.
Qui lo scontro invidiologico, a tratti intenso e radicato nel profondo, viscerale và !, culattonesco e furbacchionico, tafazziano è tutto dentro alla destra.
Sia al centro della destra, che alla destra della destra !
Qui lo scontro ha a che fare con la suddivisione, anzi con la malasuddivisione degli ultimi incarichi assessoriali e, particolarmente con una irritazione paonazza, per la riconferma di Andrea Prato.
Il tecnico che è riuscito a dare alla attuale giunta regionale quella “marcia in più” e quella rappresentatività creativa, innovativa e moderna che fa la differenza.
Il tecnico che si è posto, e questo lo si può leggere nella sua quotidiana azione non solo di persona imprestata alla politica ma per il suo essere manager, la domanda sul come dovrà essere composta la struttura organizzativa del PDL, non solo periferica, che fornisce la linfa vitale al partito. Una struttura organizzativa che dovrà sfornare il ricambio per un reale rinnovamento generazionale della classe dirigente e per consentire ai nuovi dirigenti, di assumere ruoli per ben rappresentare un sicuro punto di riferimento per il futuro.
E questo duole, a molti di loro naturalmente.
E questi “molti”, tanto per gradire, hanno applicato la vecchia e mai abbandonata tecnica “dell' isolamento” che, nel nascosto e arcano linguaggio politico, significa : ”si, stai pure al tuo posto assessoriale però beccati gli improperi, le minacce, le manifestazioni contro e le critiche “costruttive” dell' opposizione e l' addittamento quotidiano dei giornali “democratici e liberi”. Noi stiamo alla finestra, anzi siamo solidali con chi manifesta” ! Tiè !
Queste liti sotterranee, nascoste, invisibili, impercettibili a cui stiamo assistendo; questo continuo gioco del cerino agricolo che è in atto ormai da tempo sia nel PDL ma anche tra il PDL e gli alleati, in primis i FLINIANI in ragas, finirà per bruciare le dita di tutti noi.
Di tutti noi Sardi intendo. Questa situazione, questo stato di cose molti nostri corregionali lo hanno capito da tantissimo tempo e credo che dolendosene amaramente, andranno ad ingrossare le fila di coloro che pensano alla inutilità del voto dato a questa particolare specie di politici incapaci di gestire nel miglior modo possibile, ed a favore di una regione trascuratissima quale è la Sardegna, il potere ed il compito loro assegnato.
Questo partito, il PDL, che dovrebbe essere unitario, frutto della unificazione di due storie politiche diverse, due apparati organizzativi e due classi dirigenti diverse, è esposto continuamente a dei possibili casi di rigetto. Un rigetto che deriva dal grado di “responsabilizzazione” (il famoso Poltronificio cencelliano...) che taluni dirigenti si aspettano. Pare non conti più la sapienza e la lungimiranza politica che è essenziale per poter costruire quelle solide basi su cui deve poggiare tutta l' organizzazione del partito, dal quale la Gente, il Popolo, la Regione si aspetta di essere ben governato.
La scuola politica ci insegna che all' interno di un partito, di una qualsiasi comunità si vale non solo per il ruolo che si occupa nell' organigramma di una coalizione di governo, ma soprattutto per le proprie idee, per il modo di esprimerle e di farle vivere in un confronto democratico libero e aperto.
E' possibile che gli elettori Sardi possano sopportare ancora non un dissenso ragionato e motivato, ma questa continua opposizione sistematica, organizzata, sbeffeggiando e scimmiottando il nazionale, all' interno di un partito di maggioranza ?
E' evidente a tutti che questa situazione crea una enorme difficoltà nel proseguimento della strada che dovrebbe portare alla nascita di un nuovo PDL.
Molti sono pronti ad assumere responsabilità e sono anche pronti a restare semplici cittadini che gestiranno il proprio voto come meglio credono: né con Peppone né con Camillo.